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Snowpiercer, la serie tv su Netflix. Non andrà tutto bene 

snowpiercer netflix
La belle ed er puzza

E venne il giorno che su Netflix partì Snowpiercer ed era tutto un ciarlare di Bong Joon-ho, e le classi sociali, e ma è una serie fascista, e ma Parasite è fascista. E che cazzo. Snowpiercer è divertente, fin dalla premessa. Nel tentativo di fermare il surriscaldamento del pianeta, l’Uomo ha provocato una glaciazione. Cazzo sembra una roba alla Stanlio e Ollio, una roba che l’eterogenesi dei fini ti fotterebbe il cervello a morte se non facesse ridere, è una roba da far esplodere il cervello di Feltri e di Trump, di Putin e Bolsonero. Mi ricorda un po’ Bill di Kill Bill… Perché hai sparato alla testa di Beatrix, Bill? “I overreacted”. Cazzo, sii come Bill, gela il pianeta perché a Ostia, a Mondello, sulle spiagge della Liguria fa troppo caldo. 

Malgrado tutto ciò, un riccone in dollari vuole salvare l’Umanità e carica tutti su un treno, una sorta di arca di Noè, solo che questa è l’arca di Mr. Wilford, e ci mette dentro mucche, galline, cammelli… e tanti miliardari, poi ci sono gli sfigati. In prima classe ci stanno quelli ricchi, belli, profumati e fichi come Ridge e Thorne di Beautiful, poi, mano a mano che percorri il treno, la gente è più brutta, vestita male, incazzata, fino ad arrivare dove ci sono quelli che puzzano. Chi interessa maggiormente a chi ideò la graphic novel Le Transperceneige, da cui fu tratto il film Snowpiercer di Bong Joon-ho, fino ad arrivare alla serie tv Netflix che al mercato mio padre comprò? I puzzoni, i poracci, quelli con le trecce rasta, i piercing fatti male, i tatuaggi di Maria De Filippi, quelli che chiamano i film Kevin, Illary e Brandon.

Ora, nel convoglio che viaggia all’infinito nella Terra invasa dai ghiacci si verifica un omicidio e, dopo 7 anni e passa che sono in giro, si accorgono che hanno preso due di tutto, ma l’unico detective della polizia a bordo del treno è uno che sta nell’ultima classe del treno, un vagone talmente sfigato che non ha nemmeno un nome o, meglio, si chiama il Fondo, perché è il fondo del barile, la fine del treno e della vita per quel che ci riguarda. 

Il fatto che le guardie siano state escluse dalla salvezza del pianeta un po’ rincuora, ma non è che le guardie non ci siano in Snowpiercer. C’è una sicurezza privata molto incazzosa, che non va per il sottile, se c’è da segare il braccio a uno esponendolo al freddo fuori dal treno lo fanno. 

Snowpiercer sembra un prodotto adatto a Bong Joon-ho, qui in veste di produttore esecutivo insieme a Scott Derrickson di Doctor Strange, perchè è tutto sulla lotta sociale tra chi ha tutto e lo guarda con distacco e chi nun cià un cazzo e anche una doccia gli sembra la cosa più bella del mondo. Tra chi profuma e chi puzza, tra chi mangia e chi no e tutto Snowpiercer e nella lotta dei primi contro i secondi. Ma per farti accettare la rivoluzione, Netflix e soci possono elaborarla solo come serie tv di genere noir su un serial killer che si nasconde su un treno alla fine del mondo. 

E la cosa divertente di una serie tv che si basa sul presupposto che abbiamo incasinato talmente tanto il clima da scatenare una glaciazione epocale è la vena di follia che pervade il treno. Fin dai primi episodi scopriamo un’umanità malata, deviata, che costruisce riti bislacchi per garantire l’ordine costituito, attaccata a vecchie abitudini pur di non cedere al proprio status sociale. Come gli annunci di Ruth, interpretata dalla meravigliosa attrice inglese Alison Wright, già ammirata in The Americans, in cui la follia si annida in un progressivo distacco dalla normalità. Senza più un’idea di umanità condivisa, chiusi nelle nostre case… ops scusate vagoni, sperando che il virus sparisca… ops scusate i ghiacci, e viviamo vite digitali, sperando che un giorno vada meglio. Non andrà mai meglio, il rito malsano plasmerà il nostro DNA, fino a portarci alla follia e fino a ritenere normale amputare con il freddo il braccio di qualcuno, senza processo, senza idea di giustizia. 

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