La solitudine del primo episodio/Unreal, Sense8, Inside no. 9, Mr. Robot
Il programmatore di una società che protegge dagli attacchi degli hacker i siti delle grandi corporazioni e multinazionali amerigane ha una doppia vita: di notte fa l’hacker giustiziere. Elliot (un nome da vero nerd) esordisce sullo schermo incastrando il proprietario di una catena di tavole calde che ha una rete di pedopornografia. L’uomo pensa di essere ricattato, chiede ad Elliot (interpretato da Rami Malek) il suo prezzo, ma il ragazzo ha già avvisato la polizia e l’uomo è trascinato via in manette. Elliot odia la sua vita, ma soprattutto odia il suo lavoro. Come Tyrell Durden è sull’orlo di una crisi di nervi e come Tyrell Durden pensa che i responsabili di tutto siano proprio le grandi corporazioni e le multinazionali che di giorno è obbligato a difendere. Tra queste la E Corp che lui ha soprannominato Evil Corp (Corporazione del Male). Una notte riceve una chiamata dall’amica di infanzia e collega Angela: la E Corp è sotto attacco degli hacker, il cliente le è stato affidato da un giorno e lei ha bisogno che il migliore programmatore dell’azienda vada a proteggere i server della E Corp. Elliot riesce nell’impresa, ma nascosto nel “virus” trova un messaggio per lui. In seguito verrà reclutato da Mr. Robot un hacker anarchico interpretato dal redivivo Christian Slater che lo vuole quale parte essenziale della sua guerra alle grandi multinazionali. Il suo obiettivo è la E Corp che da sola controlla il 70% dei consumi mondiali: abbatterla e cancellare i suoi database rappresenterebbe “la più grande redistribuzione di reddito della storia dell’umanità”.
Mr. Robot mi ha ricordato Dexter (le cose belle però) per l’io narrante che accompagna tutta la puntata e perché, diciamolo, il protagonista non ha i neuroni tutti al posto giusto, ma almeno sembra avere un proprio codice di condotta; Fight Club per lo spirito anarcoide e anti-social (c’è un comizio anti Facebook che vi devo far leggere); Matrix perché Il Mr. Robot di Christian Slater è un Morpheus che cerca di aprire gli occhi del suo interlocutore e convincerlo a varcare la soglia della porta giusta piuttosto che indicargliela. Il pilota è buono, dal 24 giugno la serie spicca il volo definitivamente, vedremo se saprà mantenere le promesse.
Unreal
Serie ambientata nel backstage di un reality. La protagonista è Rachel, che nell’ultima puntata della precedente edizione ha avuto un crollo nervoso e ha dato di matto davanti le telecamere. Ma dopo essere entrata in riabilitazione, è ancora l’unica capace a far fare alle concorrenti quello che è necessario allo show: umiliarsi per l’audience. Questa volta, però, Rachel sembra avere un piano, ma realizzarlo non sarà facile.
Creato da Marti Noxon (Buffy) e Sarah Gertrude Shapiro, la protagonista è Shiri Appleby che abbiamo visto in Roswell e La guerra di Charlie Wilson ed E. R. e anche a Ventotene, l’isola, dove ha conosciuto il suo attuale fidanzato. Con lei, Constance Zimmer che interpreta la produttrice dello show e che abbiamo conosciuto in House of cards nei panni di Janine Skorski, la giornalista rompicoglioni che Underwood non fa in tempo a uccidere. La serie potrebbe essere una bomba se non fosse che: a) montaggio e ritmo forsennato fanno venire il mal di testa e b) sembra una soap o peggio sembra un reality. La domanda è “me ne frega qualcosa di una soap girata come fosse un reality che suona a 78 giri?”. Forse nella pausa del campionato…
Sense8
Prodotto dai Wachowski Bros, Sense8 è un Cloud Atlas sovrannaturale, ambientato tutto in un’unica epoca e racconta le storie di otto estranei che vivono in altrettante città del mondo che all’improvviso sono emotivamente e mentalmente collegati. Le prime puntate sono dirette e prodotte alla grande. Proprio da questo punto di vista, la serie gira tra Chicago, Londra, San Francisco, Mumbay, Berlino, Nairobi, Seoul e Città del Messico, con altrettante storyline che però, prese una per una, sono un po’ banalotte. Tutte hanno a cuore temi come la diversità sessuale e di genere, la politica, la religione, ma sembrano tagliate con l’accetta in quanto a scrittura, infarinate con il solito fumone di un mega complotto che capiremo probabilmente tra 7 anni. Anzi, ce la butteranno in caciara oppure tocherà vedere un Cloud Atlas 2 per capirci qualcosa. A dare una mano, Said di Lost (Naveen Andrews), Elle Driver (Daryl Hannah) e un Channing Tatum low cost (Brian J. Smith).
Inside no. 9
Non è nuova, ma io l’ho scoperta poche settimane fa. Sono episodi di 28 minuti che si svolgono in stanze, appartamenti, villini contrassegnate con il numero 9. Inside no. 9 sta tra Ai confini della realtà e Black Mirror di Charlie Brooker, tra lo sci-fi e le derive assurde di un’umanità vittima di tecnologia e media. Quanto mi mancava in tivvù qualcosa che ricordasse Ai confini della realtà… Almeno nel tono. Consigliatissimo.
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