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Visioni successive-Educazione italiana ovvero come Salvatores racconta la via Gluck

siberianaAssomiglia un po’ a Gabriele Salvatores il John Malkovich predicatorio de Educazione Siberiana. Il regista di Mediterraneo fa tutto per costruire un film circolare, che ruoti intorno al ruolo di Nonno Malkovich e che faccia un giro completo per mettere l’uno contro l’altro gli amici di infanzia, due ragazzi cresciuti insieme nel ghetto per criminali creato dai sovietici. Ma la mela marcia c’è sempre come è vero che dove c’è un apprendista c’e sempre un Maestro Sith. Ed ecco che sottotraccia la rivelano, giustificandola con l’assenza di radici e di famiglia, perché anche i criminali si dividono tra quelli che hanno la mamma che prepara il manzo alla Stroganoff e quelli che hanno la mamma zoccola; i primi ammazzano solo se c’è un motivo e rubano solo al Governo, all’Esercito, ai Banchieri e agli strozzini, gli altri… Be gli altri rubano e ammazzano e stuprano perché la mamma è zoccola, è chiaro. A Salvatores – e all’autore del libro da cui è tratto il film – piace il personaggio del nonno interpretato da Malkovich anche perché devono aver speso un botto di rubli sporchi di sangue per ingaggiarlo. A lui spettano tutte le battute migliori, ma il mio preferito è Kolima, il criminale buono che non cambia mai espressione per tutto il film. E se le frasi a effetto di Nonno Malkovich tengono in piedi il film e gli danno un nerbo morale, il resto naufraga. Salvatores non riesce a elaborare una scena di azione degna di questo nome, che non sia un mero passaggio da un momento del racconto all’altro, senza dargli mai nobiltà o centralità alcuna, limitandosi a tratti di citare i classici (il duello tra bande mi ha ricordato Arancia Meccanica ma senza un’oncia del carisma di Kubrick). Dove perde il film è proprio dal punto di vista visivo: senza una scintilla, un brivido, un miracolo, senza nemmeno mostrare di aver capito John Woo guardando come si riprende al rallenti due colombi.
Presentando il film, Salvatores ha insistito molto sul cambiamento di un’epoca, il giro di un’era passando dalla Russia sovietica a quella capitalista. Anche in questo caso però, si è limitato a mostrare i grattaceli dove prima c’era un prato verde, senza mai inquadrare quelle forze carsiche che hanno portato il cambiamento. Così, Gabriele Salvatores meccanicamente ci porta da una sequenza all’altra, tra una frase e l’altra, con una freddezza solo questa mutuata dalla Educazione Siberiana. Alla fine si lascia troppo lontano dal calore del suo Mediterraneo. Sono certo che Nonno Kuzya lo avrebbe condannato a una morte in un frigocongelatore per carne, soffocato dalla cocaina.

Il parere di mia moglie
Tutto sembra una copia sbiadita di altri film fatti meglio.

matrix*1/2  Male, signor Anderson. Sono deluso, molto.

2 pensieri riguardo “Visioni successive-Educazione italiana ovvero come Salvatores racconta la via Gluck Lascia un commento

  1. Sempre stato sul cazzo, Lilin, e manco lo conosco: uno che dalla Siberia viene a cercar fortuna in i-Taglia dev’essere proprio uno smidollato perdiballe. Poi nel 2013 ‘sta cosa del codice d’onore ha rotto i coglioni: la verità è che un sociopatico disadattato fa una brutta fine se non si allea con altri suoi simili a (maggior) danno del prossimo e (maggior) divertimento suo (e le due cose sono legate&proporzionali).
    Grazie per la recensione: me lo perdo volentieri.

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