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Visioni (di molto) successive/Maleficent

maleficentPrendi dei personaggi e facci un po’ quello che cazzo ti pare. È Maleficent, perché è evidente che prendere uno dei cattivi più cattivi della cultura occidentale e trasformarlo in una fata madrina del cazzo che protegge Aurora, la ama come una figlia è un osso molto duro da digerire. Però il film con la Jolie non è male in fondo. La fiaba diventa materiale per una storia fantasy, una storia di guerra medioevale tra un bosco incantato e un regno di umani, una lotta per la reciproca sicurezza. L’odio di Maleficent nasce dal fatto che Re Stefano le strappò le ali per ottenere la corona del regno confinante con la brughiera incantata che lei protegge con i suoi poteri. Per vendetta, lancia il maleficio sulla figlia di re Stefano. La piccola è spedita a vivere con le tre fatine (qui trasformate in altrettante nane volanti, rincoglionite e incapaci) per proteggerla da Malefica. Invece è proprio la cattiva a proteggerla dalla imperizia delle tre fate madrine e a vegliare sulla sua crescita. Addirittura Malefica si rivela ad Aurora e la ragazza la scambia per la sua fata madrina. Malefica si “innamora” della giovane e cerca di annullare il suo maleficio. Ma ormai lo stesso ha assunto vita propria e prosegue il suo compito come Hal 9000 che cerca di distruggere il suo equipaggio.A Malefica non resta che portare il giovane principe a svegliare Aurora con il bacio di vero amore, conducendolo fin dentro nel cuore del castello di re Stefano, ma il bacio non funziona. Funzionerà il suo, perché in fondo il vero amore è quello di una madre – o di una fata madrina. Come accaduto in Frozen, la famiglia, l’amore dei genitori per un figlio o quello tra fratelli e sorelle, è il vero incantesimo. Nessuno crede più all’amore tra uomo e donna. Poi c’è lo showdown finale: re Stefano (interpretato da Sharlto Copley) si presenta armato e corazzato che manco Robocop.

La Jolie è praticamente perfetta: meravigliosamente terrificante, ma anche dolcemente innamoratra della piccola “bestiolina” (come chiama Aurora), oltre a essere incredibile nelle scene di azione.

Al di là delle libertà dal testo originale, Maleficent è una interessante rilettura al fine di produrre un film moderno su un grande classico. È una pellicola con una visione del mondo, in cui gli uomini (o le donne o le fate) possono ritrovarsi in momenti difficili, in cui mettono in moto processi malefici che stritolano i protagonisti stessi nei loro ingranaggi. Ed il vero coraggio è capire di aver sbagliato e frapporsi fra il nostro errore e le sue conseguenze.

Maleficent è diretto da Robert Stromberg, che non è il centrocampista dell’Atalanta anni Ottanta e nemmeno il primno brufoloso uscito da una scuola di cinema che ha girato un video per un rapper, ma un solido direttore della scenografia, vincitore dell’Oscar per Avatar, che ha lavorato anche agli effetti visivi con Scorsese (L’età dell’innocenza, Shutter Island), Zemeckis (Le verità nascoste), Spielberg (Prova a prendermi e The Terminal) e molti altri.

Il film dura 97 minuti che comincio a pensare sia la durata perfetta: ‘sti filmone da due ore e venti minuti abusano della mia vescica, del mio tempo e della mia pazienza. 

starwarz***½ Non hai mai sentito nominare il Millenium Falcon?

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