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I Roses – Olivia Colman e Benedict Cumberbatch si fanno la guerra (dei Roses) in versione XXI secolo

Recensione di I Roses, remake cinico e tagliente di Jay Roach. Olivia Colman e Benedict Cumberbatch trasformano il matrimonio in una commedia nera da prima fila.


Il ritorno della guerra (dei Roses)

Una tempesta si abbatte sui Roses — non solo quella che sfascia la California, ma quella coniugale, roba che nemmeno i Ferragnez ai bei tempi.
I Roses, nuovo adattamento del romanzo di Warren Adler (già portato al cinema nel 1989 con Kathleen Turner, Michael Douglas e Danny DeVito), questa volta mette in campo Olivia Colman e Benedict Cumberbatch.
Meno patinati dei predecessori, ma con abbastanza talento da tenere a galla un matrimonio che affonda più veloce del Titanic.

Trama: quando a vincere è il catering

Theo (Cumberbatch) è un architetto di successo, Ivy (Colman) una chef in rampa di lancio. Si incontrano in una cucina — lei ai fornelli, lui pronto a lasciare lo studio per mettersi in proprio. Come Damiano che molla i Måneskin, solo che qui va decisamente meglio: Theo ha un successo veloce e travolgente, schizza in alto come il pene di un quindicenne e compra un vecchio ristorante abbandonato e lo regala alla moglie.
Il locale apre due volte a settimana, così Ivy può seguire la famiglia. Poi, in una notte da “tempesta del secolo”, il museo appena inaugurato da Theo viene spazzato via, mentre il ristorante di Ivy si riempie di clienti e di un critico gastronomico con più follower di Selvaggia Lucarelli e Fiammetta Fadda. Risultato: carriera di Theo distrutta, quella di Ivy che decolla verso l’alta quota del jet set.

Patriarcatohhh

Dalla love story al ring

Con il successo di lei e il declino di lui, la casa si trasforma in un campo di battaglia: Theo prende in mano la famiglia (e i figli diventano atleti modello), Ivy gira gli States tra aperture di locali e party stellari.
Lui rosica, lei si sente esclusa, e i figli guardano entrambi come due sconosciuti. Danny DeVito, dove sei quando serve un avvocato senza scrupoli?

Cast: duelli da Oscar

La chimica Colman–Cumberbatch è il vero carburante del film: duelli verbali, sguardi al vetriolo e timing comico da manuale. Jay Roach si diverte a farli litigare come se fosse un incontro di boxe. Kate McKinnon, unica vera comprimaria memorabile, brilla a ogni inquadratura.
E se vi manca Michael Douglas, rassegnatevi: qui il testosterone è tutto nei monologhi passivo-aggressivi.

«Amore, ce l’hai piccolo»

Pregi e difetti

  • + Duelli tra attori da manuale di black comedy.
  • + Ritmo alto nelle scene di conflitto.
  • Quando serve delicatezza emotiva, il film perde colpi.
  • Personaggi secondari fantasma (tranne McKinnon).
Dategli un vero avvocato grassottello e spregiudicato

Il verdetto

Divertente, ben interpretato e sorprendentemente più cinico del predecessore. Non sarà il matrimonio dell’anno, ma come divorzio entra di diritto nella Hall of Fame.
E se pensate che l’amore vince sempre, preparatevi: qui a vincere è il catering.

**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare

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