La notte arriva sempre: Vanessa Kirby e 25mila dollari in una notte (recensione Netflix)
Racimolare 25mila dollari in una sola notte? Per noi comuni mortali significherebbe finire in galera dopo cinque minuti (probabilmente al primo turno di night shift). Per Vanessa Kirby invece è solo il lunedì sera. In La notte arriva sempre (disponibile su Netflix, regia del televisivo ma solido Benjamin Caron, sì quello di The Crown e Sherlock), la nostra aristocratica musa diventa Lynette, cameriera, working class woman e sorella minore disperata: la madre le brucia i soldi della caparra per la casa comprandosi una Mazda e lei si ritrova con una sola notte per rifare il gruzzolo. Spoiler: non lo fa vendendo i Tupperware.
Vanessa Kirby, la principessa che puzza e resta bellissima
Il film funziona perché Vanessa Kirby riesce a rendere credibile qualsiasi cosa: pure quando è sporca, sciatta, distrutta dalla vita, resta un monumento da copertina. Una sorta di Lady Diana in versione After Hours: invece di fuggire dai paparazzi, deve recuperare decine di migliaia di dollari in una notte che sembra scritta da Martin Scorsese durante una sbronza da Red Bull.
Lynette corre, lotta, sgomita, sbaglia: è un’eroina sporca, che non “scopa e basta” come Anora, ma scalcia, piange, ruba e spinge, con un obiettivo che tutti capiamo: proteggere il fratellino Kenny, affetto da sindrome di Down.

I problemi del film (no, non è colpa di Vanessa)
Il difetto sta nei dialoghi. Soprattutto quelli affidati alla madre di Lynette (Jennifer Jason Leigh), personaggio così mal scritto che a tratti sembra generato da un algoritmo di Fox News. Non ha senso, non ha logica, non ha neanche un briciolo di umanità: butta via i soldi della figlia per un’auto e parla come se fosse uscita da un talk show sull’America alla deriva. Il che, certo, potrebbe pure essere voluto: siamo nella working class disperata del Midwest, bombardata di notizie sulla crisi, con il trumpismo in sottofondo e Biden che sembra un lontano spettatore. Ma resta un personaggio che non funziona.
Il regista Benjamin Caron è un mestierante (nel senso buono): viene dalla TV, sa come costruire tensione, sa come dare ritmo, ma non ha la mano geniale per far diventare questa storia un classico. Ha fatto Wallander, Sherlock, The Crown, e di recente Sharper per Apple TV+: insomma, il curriculum c’è, ma qui si limita a tenere il volante dritto senza mai rischiare la derapata.

Perché vale la pena guardarlo (anche se non è un filmone)
Non è un capolavoro, non è un disastro. È un film che ti tiene due ore davanti allo schermo, che non butterai nel cestino della memoria subito dopo i titoli di coda. Ha difetti, sì, ma ha anche Vanessa Kirby che regge da sola baracca, macchina da presa e pure le battute peggiori.
Il risultato? Tre stellette su Letterboxd: niente che ti cambia la vita, ma in un agosto di vacche magre su Netflix, questo La notte arriva sempre è comunque meglio di Superman. Oddio, l’ho detto. Ma oh: se devo passare due ore con qualcuno, scelgo Kirby anche quando puzza di fritto.
La notte arriva sempre – Scheda e recensione in breve
Titolo originale: Night always come
Disponibile su: Netflix
Regia: Benjamin Caron (The Crown, Sherlock, Sharper)
Genere: dramma/thriller urbano
Cast principale:
•Vanessa Kirby (Lynette)
•Jennifer Jason Leigh (la madre)
•Sam Clemmett (Kenny)
Trama in breve:
Lynette, cameriera della working class americana, deve recuperare 25mila dollari in una sola notte dopo che la madre ha sperperato i risparmi per comprare una Mazda. Tra pericoli, colpi bassi e scelte disperate, lotta per tenere unita la famiglia e proteggere il fratellino affetto da sindrome di Down.
Punti di forza:
•Vanessa Kirby magnetica, anche “zozza” resta incantevole
•Ritmo serrato, atmosfera notturna alla After Hours
•Una protagonista combattiva e credibile
Punti deboli:
•Dialoghi a tratti imbarazzanti (soprattutto quelli della madre)
•Regia corretta ma senza guizzi
•Personaggi secondari poco approfonditi
*** È stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere
Categorie
