Megalopolis: la lista della spesa
Lista di cose su Megalopolis, il nuovo film di Francis Ford Coppola:
- Prodotto con soldi propri, Coppola ha venduto un’isola e rinunciato a vedere la Roma all’Olimpico non rinnovando l’abbonamento in Tribuna Tevere.
- Nota bene: Tevere non Monte Mario, il settore dello stadio più prezioso. Francis già un po’ le braccine.
- Sembra abbia rinunciato anche a Dazn, dicono le malelingue.
- Come recitano i titoli di testa, Il film è “una favola”. Una bella idea per volare sopra ai soliti meccanismi di un film o del raccontare una storia, ovvero spiegarci bene la causa, l’effetto e le motivazioni dei personaggi, dare un senso alle loro azioni, anche a caso (o a cazzo) ovvero perché a un certo punto uno fa tutto il contrario di quello che aveva detto fino a un minuto prima MA È UNA CAZZO DI FAVOLA NON STATE A ROMPERE I COG… A FARE I PUNTIGLIOSI.
- Tutto il terzo atto è stato rimaneggiato alla cazzo di cane come piacerebbe a Rene Ferretti, cercando solo di stare solo sotto le 3 ore. Tutti i personaggi all’improvviso corrono verso il disastro totale e non si capisce niente.
- Ma c’è Aubrey Plaza mezza nuda.

- In una New York didascalicamente raccontata come la Roma sull’orlo del crollo dell’Impero Romano, il visionario architetto Cesare Catilina (Adam “So profumato e fico” Driver) sogna di cambiare il volto della città manco fosse un incrocio tra Fuksas e Angelo Bonelli dei Verdi Italiani, ma vestito meglio. Il “villain” è il sindaco della città, Cicerone (Giancarlo Esposito), che si batte per la conservazione e il mantenimento dello status quo, ma vestito peggio, erano finiti i soldi. Il tutto si gioca sui materiali: il futuristico Megalon di Catilina o il cemento di Cicerone? Lana di alpaca che corre libera sulle Ande o Shetland cresciuta a birra artigianale?
- C’è sta pure Beppe Grillo, Beppe Conte, ma ho sentito la mancanza di un Salvini.
- In un film che parla del futuro dell’umanità e delle nostre comunità scopriamo che nel 2024 tutto passa ancora dal mattone. Stacce Von der Leynen.
- Megalopolis è il messaggio di Coppola alle nuove generazioni: abbiate il coraggio di rischiare, di guardare con fiducia al futuro e distruggere il passato per costruire il domani.
- Io starei preoccupato, visto chi cazzo sono “le nuove generazioni”.

- Insomma sulle tracce di Steve Jobs, Megalopolis è lo “Stay Hungry Stay Foolish” di Coppola, solo ubi pizzico logorroico.
- Ovviamente Megalopolis è l’opera di un Maestro di cinema, che crea immagini e sogni, mostra molto, ma purtroppo dice anche molto, ricorrendo, e tanto, a citazioni alte, tra un Amleto e un Metropolis, adattate per il nostro tempo. E come sapete io sono un arido cazzaro.
- Ho detto “Aubrey Plaza mezza nuda”?

- L’anziano Coppola è preoccupato per il nostro futuro, lui non ci sarà, ma spera che ci sia il suo Megalopolis. Tutti lo considerano il testamento cinematografico di un Maestro perché a girarlo ci ha messo uno sproposito. Ridley Scott produce un film all’anno fottendosene di tutto e pianificando saghe cinematografiche, Scorsese dirige pure i Tik Tok. Sti cazzo de vecchi ao.
- A Coppola j’hanno pure intitolato una pizza a Cinecittà. Fossi in lui me darei ‘na bella grattata…
- Megalopolis è visivamente maestoso e resta impresso nelle nostre retine, ma per un film che ha l’ambizione di immaginare per noi il futuro Coppola fa uso degli effetti speciali degni dei rendering di uno studio di architettura. Uno di quelli medi, che realizzano i centri commerciali in provincia.
- Però, se vi dovessi dire, è un film che va visto e, malgrado tutti i suoi problemi, va visto e ammirato. Spettacolo per gli occhi. E poi ‘è Aubrey Plaza mezza nuda. L’ho già scritto?
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