Vai al contenuto

Wham!, il documentario Netflix: una band sineddoche di un’epoca

wham 1

“Gli Wham non sarebbero mai stati cinquantenni”. La considerazione chiude il docu-film di Chris Smith disponibile su Netflix: Wham! è la ricostruzione dei quattro anni, dal 1982 al 1986, in cui George Michael ed Andrew Ridgeley incendiarono la Gran Bretagna con la leggerezza della loro musica pop.

Il racconto è lineare, si parte dalle origini, l’amicizia tra due ragazzini e si arriva all’ultimo concerto degli Wham! nel 2006. Da tempo il mondo del documentario sembrava affetto dal virus del multiverso, le linee temporali che si sovrappongono, manco fosse un cinecomics. Chris Smith non abbocca e utilizza uno strumento narrativo “analogico” come l’album dei ricordi della mamma di George Michael per tenere in piedi il tutto. E ci riesce.

L’esperienza dell’ora e mezza di Wham! è molto significativa per chi ha vissuto quegli anni e molto di più per chi gli Wham! li ha amati. E benché ci sia lo sforzo di approfondire e analizzare un movimento culturale, un’atmosfera e il mondo del pop, quello di Chris Smith resta un prodotto molto verticale e con un pubblico di riferimento molto preciso. Non lo giudico, analizzo semplicemente come la ricerca dell’audience, l’analisi del funnel, in una parola forse abusata, l’algoritmo, ormai sia sbarcato definitivamente anche nel documentario. È un discorso applicabile anche a Break Point, il documentario sui tennisti piagnoni e altri contenuti, come quelli dedicati alle squadre di calcio o la Formula 1, che non hanno l’ambizione a elevarsi ad analisi generale e generalista di un’epoca.

Wham-documentario-netflix

Non è un male, Wham! è un docu-film notevole. Racconta la storia di due ragazzini che si conoscono a 12 anni e diventano migliori amici. Un ragazzino di origine cipriota ha appena cambiato scuola, l’insegnante lo presenta alla classe e chiede chi può fargli da tutor, per introdurlo agli altri compagni. Qualcuno alza la mano. Da quel momento staranno sempre insieme, fino al giorno del loro ultimo concerto. Il primo si chiama Georgios Kyriacos Panayiotou – e sarebbe diventato George Michael – il secondo Andrew Ridgeley. Sembra una storia molto comune, quanti film iniziano così?, ma al tempo stesso è un segno del destino. I due inizieranno a fare tutto insieme, anche la musica.

Un altro aspetto centrale di Wham! è quanto in profondità il documentario analizzi il fenomeno di marketing rappresentato dalla band. Quanto l’aspettativa del mercato e della critica abbia influenzato la prima reazione al fenomeno Wham!, il sostanziale insuccesso, e poi l’esplosione avvenuta grazie a delle circostanze favorevoli (la casuale partecipazione alla trasmissione Top of the pops, la classica botta di c*l@) ma al tempo stesso studiata a tavolino, lasciando l’aspetto della protesta giovanile dei primi vagiti degli Wham! per abbracciare l’aspetto più edonistico della vita e della musica. Club Tropicana è il brano esemplare di questa fase. Realizzare un prodotto rivolto a un pubblico. Ma guarda un po’.

WHAM_n_00_41_47_03

E così Chris Smith va avanti, analizzando gli aspetti inerenti le scelte di marketing, non dimenticando mai i due ragazzi, gli uomini che sottostanno e orientano queste scelte. Senza dimenticare come George Michael già vivesse una sorta di doppia vita: quella pubblica in cui era costretto a nascondere la sua sessualità e quella privata, ma tutto era messo in secondo piano rispetto all’obiettivo di essere accettato come autore, anche e soprattutto attraverso il successo commerciale.

Il tutto è raccontato senza interviste su un divano accanto a una pianta, senza domande preconfezionate e risposte giù pronte da riscaldare al microonde, ma scavando, recuperando, spulciando e analizzando materiale d’archivio e personale, spesso inedito, e costruendo attorno ad esso la storia degli Wham! che unisse i puntini di una vicenda personale e pubblica con registrazioni audio, vecchie interviste, con immagini, foto, filmini d’epoca girati dagli stessi artisti. Gli album dei ritagli della madre di George sono il filo rosso, la struttura narrante del documentario, donandogli un tocco personale e amatoriale, ma al tempo stesso approfondito, un occhio interno alle dinamiche del duo.

coverlg

Si evidenzia tanto la pressione su George Michael a non rivelare la sua sessualità. Si racconta con molta insistenza quanto Andrew fosse determinante nelle dinamiche del duo e non solo il tizio che faceva finta di suonare la chitarra accanto a quello col talento. Ricordate Repetto degli 883? Ma c’è anche tanto materiale interessante che, e qui torniamo a quanto scritto sopra, chi ha amato la band avrà sicuramente apprezzato: la prima demo di Carelss Whisper, e il racconto del processo creativo di un brano, come è nato il titolo di Wake me up before you go-go e tanto altro ancora. Oppure la rilevanza del viaggio degli Wham! in Cina, non solo in ottica culturale e sociale proprio come chiave del succedo del duo: l’eco dell’aver “conquistato” la Cina aprì definitivamente le porte del mercato American. Vai a capire come funziona il mondo della musica. Una storia d’altra parte raccontata molto bene da Lindsay Anderson in Wham! in China: Foreign Skies

forrst gump**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare

Lascia un commento