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Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte I. Tom Cruise vs Skynet

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mission-impossible-dead-reckoning-p1_q4acxvoIl lungo addio di Tom Cruise a Ethan Hunt inizia con Mission: Impossible – Dead Reckoning Part I, 163 minuti preludio al capitolo finale in arrivo l’anno prossimo. Ormai Tom ha preso la sua strada: fa coppia con il regista Christopher McQuarrie. Lui recita e produce, McQuarrie è anche sceneggiatore.


Per il suo (pen)ultimo valzer, Cruise/Hunt si sceglie un nemico senza corpo ma invincibile, onnipresente e onnisciente: l’Intelligenza Artificiale. E se Cameron da 40 anni ci ha costruito una saga con Skynet, magari questo Mission Impossibile potrebbe quasi esserne un prequel, ma è anche vera un’altra cosa: Tom ha colto il tema del momento: ChatGpt a disposizione di potenze sull’orlo della guerra in ogni angolo del pianeta.

Mission: Impossible – Dead Reckoning Part I si trasforma in una rincorsa a una misteriosa chiave: consentirebbe di controllare o distruggere l’Entità, l’IA entrata in tutti i luoghi più nascosti dei servizi segreti e delle autorità della difesa di tutte le nazioni del mondo, consapevole di se stessa e con un piano. Al primo punto c’è sopravvivere ed evitare che gli umani tornino a controllarla.

Nel suo viaggio all’inseguimento della chiave dorata Hunt/Cruise incontra un fantasma del passato, Gabriel, e diverse donne, prima fra tutte Rebecca Ferguson, Hayley Atwell e Pom Klementieff. Soprattutto con le ultime due la storia procede a rincorse, odio-amore e tensione sessuale che Tom tiene mascolinamente nascosta, ma che si risolve sempre perché lui le donne le rispetta e loro, alla fine, lo capiscono e stanno dalla sua parte. Apprezzamento soprattutto per Klementieff: le è stato cucito addosso un ruolo da cinema muto, pochissime battute ma tantissima intensità, la sorpresa più bella del film.

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Ma come è questo Mission: Impossible – Dead Reckoning Part I? Il film cerca di spiegare le ali mentre tenta di arrivare alle scene di azione più importanti: l’inseguimento nelle strade di Roma e la lunghissima sequenza sul treno in cui Cruise sfoggia la sua ultima follia, lo speed-flying. Tra le strade della Capitale d’Italia assistiamo a una folle gara tra volanti della polizia, un SUV trasformato in un autentico tank, Fiat 500 modificate e berline di lusso che perdono subito tutti e quattro gli sportelli. Vince l’ironia, perché tutti vanno a sbattere contro automobili parcheggiate male e scooter indisciplinati, segno che si è lavorato molto sulle caratteristiche della Città eterna, con le sue stradine strette piene di macchine e la sua invivibilità: altro che 007 che sfreccia in solitaria sul Lungotevere. Nel recente Fast X c’è un’altra sequenza di inseguimento anche qui nel centro di Roma e forse in questo Tom è stato bruciato sul tempo, ma io non l’ho vista ma posso affermare che in Mission Impossible è davvero bella.

Già tra l’opening nel sottomarino russo e questa prima parte c’è un lungo momento in cui si susseguono spiegoni sull’Entità e i dilemmi morali delle spie: Hunt/Cruise è stato incaricato di trovare la chiave e consegnarla al Governo degli Stati Uniti, ma mette in chiaro che le regole le fa lui e se l’Entità è troppo pericolosa per essere controllata da un governo, lui la distruggerà.

Mission: Impossible - Dead Reckoning Part One

Mission: Impossible – Dead Reckoning Part I è costruito intorno Cruise, non potrebbe essere altrimenti e McQuarrie lo sa, fa parte del loro “patto”. Cruise deve costruirsi il suo cavaliere bianco e quando non salta, spara, corre (ma in quanto li fa i 400 metri Tom?) e lotta a mani nude contro katane, coltelli e randelli di metallo, è dibattuto tra mille dilemmi morali: la mia squadra prima di tutto, il bene supremo prima di tutto, ma in fondo, in un mondo in cui non sembra più esistere la verità e in cui ciò che conosciamo attraverso l’occhio digitale potrebbe essere falso e prodotto dall’Entità, come facciamo a capire cosa è vero e cosa è falso? Ma soprattutto: cosa è giusto e cosa è sbagliato? Sono questi momenti in cui si sente la mancanza di una scrittura più acuta, precisa, dettagliata – alcuni dialoghi sono talmente vaghi che non si capisce niente – e di interpreti più dotati. Voglio bene a Tom, ma non è più l’attore di 20 o 30 anni fa e l’insistere sui primi piani evidenzia un altro atroce trucco del tempo: la faccia di Tom porta i segni delle prime frane della pelle, è invecchiato, ma soprattutto noi con lui e forse, tutto ‘sto saltare su auto in corsa, volare tra le montagne, guidare elicotteri e gettarsi giada una parete di roccia con una moto non sono altro che i segni di una crisi di mezza età.

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Però, va detto con piacere, sono robe che restano perché il film è spettacolare e girato per valorizzare in pieno questi momenti, McQuarrie restituisce davvero l’impressione di essere con Tom lanciato nel vuoto. La scena sul treno è molto più realistica di quella vista – anche qui, sfortunatamente, molto recentemente – in Indiana Jones, anche se a volte me lo chiedo come facciano a restare attaccati al tetto di un treno, senza alcuna presa, mentre corrono dentro un tunnel. A proposito, ma un treno che va a carbone, quando il carbone finisce e nessuno alimenta la fornace, come fa a correre ancora? Dubbi non da Tom, noi ti crediamo sempre. Ma datte na calmata: Cruise ha dichiarato che vuole continuare fino a 80 anni come Harrison Ford, ma de sto passo, mica lo so come ci arrivi.

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