Visioni successive – Andate voi in giro con il braccio infilato nel c… di un castoro
C'è qualcosa di personale e privato nell'interpretazione di Mel Gibson in Mr. Beaver. Sarà perchè in un paio di scene fa quella faccia completamente assente che aveva tale e quale sui tabloid, quando si ubriacava e si faceva fotografare abbracciato a due squinzie e a una bottiglia di birra. La stessa espressione, giuro, piena solo di alcol ma alcol triste.
Ciò conferma la mia opinione che Gibson dà il meglio di sè quando può darsi all'eccesso, pescando nella sua vita privata e anche professionale. A me il suo Martin Riggs piaceva, sono cresciuto con gli Arma letale (almeno fino al terzo) e mi piacevano, mi divertivo come un matto. Tiè.
Il nostro eroe interpreta un cinquantenne, apparentemente di successo, mangiato dalla depressione. La moglie lo caccia di casa e dopo un tentativo fallito di suicidio trova aiuto in un pupazzo di castoro, uno di quelli per ventriloqui. Con buco enorme sotto la coda, al posto del culo. Ops forse non è l'espressione adatta… Va bene stavolta lascio perdere. All'inizio il gioco funziona: il castoro fa quello che Gibson non riesce piu a fare: prendere in mano la sua vita, dire quello che pensa anche in riferimento al suo stato e al bilancio della sua vita professionale e familiare. Poi però il castoro – the beaver in inglese – prende davvero il sopravvento.
Questo Mr. Beaver della Foster non è male, un American beauty con meno (molta meno) forza visiva, più divertente e meno drammatico. Del resto Jodie sta alla regia come Michael Jordan sta al baseball: è una bravissima nel suo lavoro che ormai si annoia e ha deciso di cambiare.
Così Mr. Beaver mostra qualche problema di narrazione nel divincolarsi tra i picchi emotivi del suo protagonista (che va peggio, poi migliora, poi peggiora ancora, una moglie che abbandona, poi torna, se ne va di nuovo e poi torna, ancora) e sfrutta poco gli elementi ambientali che potrebbero dare non solo un contorno ma una base ai vari personaggi (la casa che cade a pezzi, la scuola anonima, insomma il piatto contesto urbano poteva essere ancora più piatto anche per fare da contrasto con la cultura graffitara di uno dei personaggi e l'ossessione antispray del nostro tempo). La stessa depressione ci è raccontata con una serie di sequenze di dormite varie. Forse si sarebbe potuto insistere su qualcos'altro. Peró, infine, Mr. Beaver racconta una storia di depressione, l'importante è che non la faccia venire.
PS: più passa il tempo dalla visione, più il mio voto si abbassa. Magari tra due settimane gli do mezza stella.

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Eppure sono curiosissima, soprattutto dell'interpretazione di Gibson ovviamente.
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…a sentire la critica sembra un capolavoro… guarderemo…
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caro BiFolk,
io sono uscito dalla saletta di proiezione non dico entusiasta ma soddisfatto dello spettacolo a cui avevo assistito. poi per motivi di lavoro ho dovuto far sedimentare parecchio il post. quando finalmente ho avuto il tempo di scriverlo mi venivano in mente solo cose negative da dire. steutd
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La prima parte del post mi ha incuriosito, perché la Foster che dirige Gibson è qualcosa che ti puoi aspettare negli anni '90, i migliori per entrambi, ma ora solo Cannes poteva premiarli, dando loro visibilità. Il personaggio del protagonista poi ricorda il Gibson di Ipotesi di complotto, che ti consiglio di recuperare, se ti piaceva Arma letale.
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visto visto…
steutd
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