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Visioni successive – questo non è un paese per John G.

mementoDestrutturare, andare a ritroso, raccontare una storia al contrario per scoprire che, in fondo, inizio e fine sono la stessa cosa: si inizia con un assassinio, si finisce con un assassinio. In mezzo, una strada cieca, costretti a camminare con le spalle rivolte alla meta per scoprire che non ci si può fidare di nessuno: di noi stessi, degli altri e nemmeno del regista. Così un bossolo che cade è un trucco (una traiettoria pensata al contrario che bisogna a sua volta mandare al contrario, un negativo del negativo), come i tatuaggi di Leonard  – o Lenny come odia essere chiamato – e lo stesso assunto fondamentale del film, l’omicidio per vendetta, è un imbroglio, un trucco, peggio ancora pensando che è il protagonista che si inganna… perché? Non so perché, non so nemmeno perchè adoro Memento, anche se ti costringe ad andare piano, ad osservare ogni dettaglio, per poi scoprire che i dettagli sono sbagliati o sono bugie o sono ricordi travisati, o meglio, di travisato c’è solo l’intenzione. Solo Carrie Ann Moss non la puoi travisare è bella e bona come quando indossava la tuta di pelle nera in Matrix.

Poi, si potrebbe pensare a Memento come la critica personale di Christopher Nolan alla cultura moderna del tatuaggio, moda tribale che invade le nostre città e soprattutto d’estate offende i nostri occhi. Leonard tatua sul corpo fatti e risoluzioni dello spirito che non vuole dimenticare ma è lui stesso ad ingannarsi: scolpisce sulla pelle false asserzioni per imporsi di uccidere qualcuno quando non ricorderà più perché lo vuole uccidere. In poche parole: non ci si può fidare di uno che si fa un tatuaggio, anzi, bisogna stargli alla larga. Dagli torto…

4 buono

 

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la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare

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