Visioni (di molto) successive – Beati gli anni Ottanta quando si stava bene di mente, de corpo e de panza. E pure de denti
Non ricordo l’originale Ammazzavampiri di cui Fright Night è un rifacimento. So che il rifacimento di Craig Gillespie mi è piaciuto molto per l’atmosfera autenticamente horror, l’azione si sforza di non essere banale e i personaggi riusciti. La vita di Charley nella periferia di Las Vegas è giunta a una svolta: finalmente è diventato popolare, ha rimediato il miglior pezzo di fica della scuola ma si è lasciato alle spalle gli amici nerd dell’infanzia come Ed. Accanto a lui si è trasferito un nuovo vicino dal comportamento alquanto strano. Quando proprio Ed scompare, la curiosità di Charley lo porta a scoprire una pericolosa verità sul vicino Jerry e le sue abitudini culinarie.
Devo dire che mi sono appassionato alla lotta di Charley per liberarsi del suo vampiro vicino di casa e il sottotesto adolescenziale di ragazzi che vogliono uscire dai giochi della fanciullezza e trovare la propria strada nel mondo.
Fright Night diverte e spaventa, in bilico tra il tono anni Ottanta e Il silenzio degli innocenti. Poi c’è Imogen Poots che ha la faccia e il corpo perfetto per la zoccoletta del liceo e la candidata ideale per diventare la sacca di sangue preferita dal vampiro di turno. Il cattivo è Colin Farrell davvero a suo agio a mordere e uccidere come un Terminator. Qualcuno potrebbe irritarsi a vedere il vampiro Jerry mangiare mele e bere succo di frutta ma, ormai, siamo allo svacco completo sui vampiri, vero Bram Stoker?
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