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Visioni successive – A serious man non vuole Abraxas di Santana

aseriousmanMetà del XIX secolo, da qualche parte nell’Europa dell’est. La notte buia, una ruota che si rompe, un carretto impantanato mentre ritorna dal mercato, l’insperato aiuto in cambio di una minestra. Ma la donna dell’uomo è convinta che l’aiuto arrivi da un demonio sotto le fattezze di un vecchio conoscente, un dybbuk. Lo accoltella, se ha ragione non morirà, altrimenti…Muore. Il marito grida: "Hai lanciato su di noi una maledizione".
Fine degli anni Sessanta, facciamo la conoscenza con Danny, un erede di quella stirpe. Risalendo lentamente dall’buio del suo condotto uditivo arriviamo all’ultima diavoleria dell’uomo: un’auricolare che suona musica rock ‘n’ roll. Sono i Jefferson Airplane che cantano Somebody to love. Siamo in una scuola ebraica e ci troviamo negli Stati Uniti, anche se qui non si parla inglese ma solo ebraico, e si studia la torah. Suo padre è Larry Gopnik, un professore di fisica con un fratello matematico che i numeri stanno lentamente facendo uscire di senno e che dorme sul suo divano; la moglie lo vuole lasciare perché innamorata di Sy Ableman; lo ricatta uno studente coreano che parla a mala pena l’inglese e non aveva capito che per studiare la fisica è necessaria la matematica; gli lascia dei soldi sulla scrivania per trasformare un voto mediocre in una sufficienza ma rifiuta di prenderli indietro negando che siano suoi. Il padre sostiene che i soldi non sono del figlio ma che se non gli darà una sufficienza lo denuncerà per corruzione. Sul come, ammette: "Mistero".
Nel frattempo, mentre è in discussione la promozione di ruolo di Larry Gopnik, la commissione giudicatrice dell’università riceve delle lettere anonime che ne mettono in dubbio la rettitudine. Ma non è lo studente coreano è qualcun altro… Su tutto ciò incombe la tempesta.
Per capire il perchè degli eventi che sembrano accanirsi contro di lui, Larry si rivolge ai rabbini, inestricabili menti che conservano i segreti della conoscenza e della tradizione del suo popolo, ma da cui non riesce a trarre alcun conforto: i misteri restano serrati dentro di loro fino all’ultima beffa quando il saggio Marshak nega udienza a Larry ma la concede al figlio in occasione del suo bar mitzvah: gli canterà una strofa dei Jefferson Airplane ascoltata dalla radiolina precedentemente sequestrata a Danny dalla scuola ebraica.
A serious man dei fratelli Coen è un film sull’incapacità di comprendere e di compenetrare la realtà che ci circonda, svelare i misteri della vita, delle donne e dei figli, trovare un fine ultimo dell’esistenza. Alcuni elementi sono altamente suggestivi: il metacolum del fratello di Larry, un taccuino su dovrebbe essere spiegato il calcolo delle probabilità, ma pieno di scarabocchi incomprensibili che sembrano frutto delle farneticazioni di un pazzo; l’enorme lavagna su cui Larry spiega il principio di indeterminatezza, simboli matematici che costituiscono un muro che sovrasta l’individuo, indubbiamente una delle immagini di maggior impatto di tutto il film; i sogni, classico elemento della cinematografia dei Coen, l’unico modo in cui impulsi e istinti riescono a comunicare con il conscio; la figlia che si lava in continuazione i capelli.
Insomma, A serious man è un’esperienza che va al di là del film, che colpisce per come è scritto, per come è recitato, per quello che cerca di comunicare a livello inconscio, cercando di aprire un canale che vada al di là degli occhi con cui vedere le immagini o le orecchie con cui ascoltare le parole ma a volte creare anche un contrasto tra i sensi. La lotta tra tradizione e modernità, tra rito e scaramanzia, tra logica e sesso, tra la speranza di un universo con un Dio e la paura che tutto sia in preda al caos. Soprattutto l’incapacità di comunicare (l’ebraico, lingua oscura cantata dai rabbini, la matematica, l’inglese faticoso dello studente coreano solo per fare pochi esempi) e, in ultimo, di capire la realtà e di comprenderci tra di noi, lasciando l’individuo solo di fronte ai propri dubbi, le proprie paure e infine bisognoso di creare un essere superiore. Influenzati e suggestionati da un codice genetico che ha la doppia elica della tradizione e della religione, nella sua forma di superstizione e ritualità, radicata così profondamente in noi che neanche uno scienziato riesce a separarsene. Parole e linguaggi che ci impediscono di comprenderci tra di noi, di comprendere noi stessi, figuriamoci di arrivare al mistero di Dio, della creazione e della vita. Vai a capire chi sta messo peggio tra di noi e gli ebrei timorosi del dybbuk nel cuore dell’Europa dell’est nel XIX secolo?
 
5 buono*****
A volte c’è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla…

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