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Visioni successive – Quelli a cui gli immigrati il lavoro lo rubano per davvero

comediocomanda

Il regista di Mediterraneo non c’è più: niente storie di amicizia, poesia e partite a pallone sulla spiaggia. Il Salvatores targato 2008 è fisicità prorompente dallo schermo, musiche che sconvolgono, attori violenti, volti distorti da un ghigno e, a volte, da un sorriso e forse una lacrima; fanno paura, non sono rassicuranti e non nascondono l’irricevibilità di alcune loro idee. Come dio comanda è un capolavoro impressionista che vive di tanti momenti emozionanti ma anche che disturbano, ti colpiscono all’improvviso alle spalle, al buio, come Quattoformaggi (un incredibile, nel vero senso della parola, Elio Germano) che finge di essere morto per aggredire la sua vittima, o Rino che maschera il coma per sorprendere il figlio e rimanere a sua volta sconcertato scoprendo forse il suo fallimento di padre e uomo. Rino e Cristiano fanno parte di quel sotto – proletariato urbano e italiano di cui gli autori di sinistra non parlano volentieri: sono quelli a cui veramente l’immigrazione ha rubato il lavoro e il pane, colpevoli di non aver studiato e forse di non aver capito in tempo dove andava l’Italia ed il pianeta. Ma Rino e Cristiano si vogliono bene, si proteggono e giocano come due leoncini, padre e figlio, nella savana del Nord Est di questa nostra nazione. È nel costruire questo rapporto, ad indirizzarlo, raccontandolo e facendolo vivere allo spettatore che si sostanzia la crescita di Salvatores Sempre circondato dai volti rassicuranti di Abatantuono e compagnia, qui, liberatosi per un momento dagli amici di sempre, affresca un quadro primordiale di amore, odio ed istinti. Ambienti e personaggi sembrano usciti da Il silenzio degli innocenti, mentre la pioggia il fango, i rumori e la musica ti esplodono dentro, tolgono il respiro e la capacità di pensare. Il tutto è raccontato così come è vissuto, disturbato, istintivo e marginale, tra richiami visivi subliminali di un mondo che ha serrande chiuse per gente come Cristiano e Rino ma anche palazzi di periferia rovinati dal tempo, dalla polvere e dall’inquinamento, così come le loro vite. In tutto ciò Germano ci racconta un Forrest Gump violento e pericoloso, anche lui sempre sul filo sottile della fame, quella dello stomaco e quella del sesso, prigioniero della sua stupidità, del suo presepe immaginifico animato da robot, puffi e soldati.cineblogger mascherato

la blogger mascherata

4 buono****

la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare

6 pensieri riguardo “Visioni successive – Quelli a cui gli immigrati il lavoro lo rubano per davvero Lascia un commento

  1. Madagascar 2 l’ho visto anch’io, 4 battute o scene decenti ci sono, Re Julien è mitico e vivo per vederlo in versione originale con la voce di Sacha Baron Cohen, ma il film mi ha fatto schifo così tanto che non ho neanche voglia di postarlo.
    Buon anno anche a te

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