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Visioni successive – L'assassino è il vampiro

uomini che

Non ho letto i libri di Stieg Larsson e non credo che lo farò mai. Se mi voglio godere un giallo, vado al cinema o riguardo “Il Silenzio degli Innocenti”; da un libro voglio di più, storie e sensazioni tipo “Il vecchio e il mare”. Non credo che il caro, vecchio ed estinto Stieg possa darmele, forse anche per una certa forma di snobismo che mi prende alla bocca della cervice la prima volta che vedo per la quarantesima volta il medesimo libro letto su un bus, o quando tutti in redazione o in quelle poche riunioni sociali che faccio iniziano a parlarne estasiati.
Insomma, non ho letto il libro ma, se bazzicate questo blog da qualche mese, sapete benissimo che non mi interessa quanto sia fedele un film al libro da cui è tratto, mi interessa la resa in sé.
Beh “Uomini che odiano le donne” è un film che “rende”: un ottimo thriller con i tempi giusti, che si prende i suoi momenti per raccontare e descrivere ma che ti fa saltare sulla poltroncina quelle due o tre volte, tanto da tenere desta la tua attenzione. Certo ci sono due o tre situazioni che mi hanno indotto a pensare durante la proiezione: “fesso, la soluzione è davanti agli occhi…. dai è uno scherzo, una candid camera, sta su scherzi a parte, come fa a non rendersene conto? È proprio vero che a quelle latitudini il freddo intirizzisce non solo le palle ma anche il cervello”. Insomma, due frasi e mezzo indizio e dopo 32 minuti avevo già intuito assassino e movente (se avete visto il film e volete sapere quali, insomma, se volete le prove, inviate un messaggio via – Splinder, giuro che rispondo).
Però, in fondo, il film funziona anche se i personaggi sono tratteggiati con l’accetta ma riescono a superare indenni la prova del sabato sera al Warner Village sito all’estremo sud della Capitale (cosa che non accadde al meraviglioso “Lasciami entrare”).
Sento già alcuni di voi commentare: “è un thriller, hai capito tutto dopo mezz’ora e francamente non mi sembri un genio” (aho ma come vi permettete, io sono sempre quello che ha capito chi era Kaiser Soze solo vedendolo correre, quindi sciacquatevi la bocca quando parlate di me). Il punto è un altro: vado in brodo di giuggiole per i film svedesi: lente e lunghe inquadrature dei boschi di betulle, paesaggi innevati, idioti che corrono sulla neve, un popolo civile con avvocati che violentano le giovani ragazze affidate loro in custodia, gente ubriaca ti aggredisce nei sottopassaggi della metropolitana. Insomma mi picciono i film svedesi, non vedo l’ora di rivedermi “Låt den rätte komma in”. A proposito è già uscito il dvd?
Dimenticavo, l’assassino è il maggiordomo… o il vampiro… o tutti e due.
 
3 buono***
È stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere

5 pensieri riguardo “Visioni successive – L'assassino è il vampiro Lascia un commento

  1. uh, io ero domenica sera al Warner Village a vederlo… bè, sarà che ero così concentrata a farmi venire i brividi per quello che vedevo che non mi sono posta il problema di chi fosse il colpevole!!!

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  2. non è tanto questione di fedeltà, quanto di ripensare un libro per il cinema, che letteratura e cinema son due cose ben diverse. qui s’è ripulito un po’ meccanicamente, asciugato qua e là (un libro cmq un po’ prolisso dunque ci voleva). Il prodotto è gradevole tutto sommato.

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  3. @noodles: appunto! Il film funziona? Bene. Non funziona? male, ma per il prodotto in sé. sono stati fatti grandi film da pessimi libri ed è vero anche il contrario ma in fondo io, umilmente, guardo il film e giudico il film, poi leggo il libro e giudico il libro. certo, c’è la questione dell’occhio del regista, degli aspetti che sceglie di approfondire rispetto ad altri, dovuti alla sua sensibilità ma, credo, anche e soprattutto di far funzionare un prodotto che viaggia su uno strumento completamente differente.

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