Ralph Spacca Internet – Sposati senza figli

Ralph e Vanellope sono diventati una vecchia coppia sposata – rigorosamente senza sesso. Si danno appuntamento dopo aver lavorato e fanno sempre le stesse cose. E proprio come una coppia sposata, in Ralph Spacca Internet il maschio è contentissimo del tran tran quotidiano, sicuro nella propria bolla emotiva, convinto che l’amica lo veda come un supereroe; invece la femmina cerca nuove sensazioni e scampoli d’assenza, è stufa della solita corsa con le amiche in centro tra caramelle candite e laghi di cioccolata, e i continui tramonti dopo sbronza alla stazione centrale, tra Pac-Man che vomita e Donkey Kong che inveisce contro le guardie. 

Poi succede qualcosa: il gioco di Vanellope, Sugar Rush, si rompe e i nostri sono costretti a entrare in internet per acquistare su eBay il pezzo di ricambio. È l’occasione per un’avventura che focalizza tutti i pericoli della Rete, ma anche le cose belle, le opportunità, ma no, niente porno -–già questo rende Ralph Spacca Internet totalmente irrealistico. 

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Il punto è che la storia sembra essere incerta sulla piega da prendere e su cosa debbano provare i suoi protagonisti. Probabilmente, Rich Moore e Phil Johnston hanno riposto maggiore attenzione nella cura nei minimi dettagli della straordinaria ambientazione della città globale del web, sul come mostrarla a noi ma soprattutto ai protagonisti, rappresentata come una Coruscant luminosa e folgorante di luci e insegne al neon; d’altra parte è la sequenza che si svolge nel mondo di pixel della Disney a rubare la scena, con il salotto delle principesse invaso da Vanellope che scopre il suo quarto di nobiltà, mentre gli Stormtrooper le danno la caccia. Un po’ poco però per un film molto complesso dal punto di vista dei riferimenti soprattutto per il pubblico dei più piccoli, che racconta l’ossessione (adulta) per like, gattini, casalinghe estroverse, pop up invadenti, tutto con il condimento di un viaggio sentimentale di due amici così diversi, così vicini, così lontani.  

*** È stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere