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Te lo do io il recap/Game of thrones 3×8 Second Sons/Tette, tette, tette

"Sorellina, dovresti provare un mio push up"
“Sorellina, dovresti provare un mio push up”

Mozione d’ordine
Quelle che seguono sono delle note seguenti alla visione dell’ottavo episodio della terza stagione di Game of thrones. Se avete intenzione di aspettare le puntate in italiano è meglio che non leggiate; se non avete letto il libro forse è meglio che non leggiate.

Cosa è successo?
Cominciamo subito aggiungendo una scena alla lunga lista di scene in cui Arya pensa di prendere in mano il suo destino e invece lo prende in quel posto. Povera sciocca, pensa di poter uccidere il Mastino. Fallisce, come sempre, ma almeno scopriamo che il suo carceriere la sta portando alle Torri Gemelle per riconsegnarla alla madre e al fratello in cambio di un riscatto.
Cambio di orizzonte sulla costa degli schiavisti dove Daenerys fa la conoscenza dei mercenari che difendono Yunkai. Lunga sequenza di insulti maschilisti e francamente da trivio alla madre dei draghi, con Jorah che ha voglia di menare le mani perché sono tre stagioni che la khaleesi glielo tiene eretto e non gli ha dato nemmeno un bacetto sulla punta del cazzo. Stavolta Nata dalla tempesta non deve conquistare con il ferro e il fuoco ma con le armi che le ha dato madre natura, segnando il significativo ritorno delle sue tettine su questi schermi in alta definizione. Uno dei capitani dei mercenari Second Sons, tradisce i compagni per amor suo e consegna all’erede Targaryen dei Sette Regni le teste dei luogotenenti che avrebbero voluto restare fedeli a Yunkai.
Finalmente scopriamo cosa vuole fare Melisandre con Gendry: arraparlo. Lo porta alla Roccia del Drago, lo seduce, glielo fa venire duro come la roccia del drago, poi lo lega e dopo averci fatto vedere delle mammelle che rasentano la perfezione – equiparabili nel mio immaginario erotico a quelle della Jennifer Aniston annata indifferentemente compresa tra il 1999 e il 2003 – usa delle sanguisughe per prendere il suo sangue di re e lanciare le sue maledizioni a Balon Greyjoy, Robb Stark e Joffrey Baratheon. Ora, tutti sti richiami che la sacerdotessa rossa ha fatto al sangue nelle ultime puntate facevano sperare in ben altro, ma non disperate sono rimaste due puntate… L’incontro quasi sessuale tra la donna e il bastardo di Robert è preceduto dal dialogo tra tra Stannis e Davos: il re decide di liberarlo in cambio del giuramento che non attenterà alla vita di Melisandre (“Giuringiuretto mannaggia il diavoletto”), in verità Stannis cerca qualcuno che lo convinca a non sacrificare il nipote. Il risultato è un confronto ben scritto su dovere, destino e dei. Il Lord delle Cipolle risponde al suo re che invoca la volontà del Signore della Luce “Padri e madri hanno inventato gli dei perché i figli dormano tranquilli la notte”. Capito, l’ignorantone che a inizio sequenza scopriamo sta imparando a leggere?
Ad Approdo del Re si sposano Tyrion e Sansa. Tra nozze e banchetto Cersei dà ennesima prova della sua più completa asocialità, prima ricordando a Margaery la storia a cui è ispirata la canzone The Rains of Castamere e la regina reggente la chiosa con un tocco personale verso la giovane Tyrell: “Chiamami di nuovo sorella e ti farò strangolare nel sonno”. Poi, lascia di stucco anche Loras il mangiatore di spade, evidenziando al giovane come di quello che ha da dire o pensare non le importi assolutamente nulla. Le nozze so’ comiche: Joffrey accompagna all’altare Sansa perchè lui è il padre dei Sette Regni e lei (grazie a lui) un padre non ce l’ha più; dopo la minaccia anche di stupro; in seguito toglie lo sgabello per Tyrion all’altare, cosi il mezzo uomo deve chiedere a Sansa di chinarsi per poterle mettere il mantello che attesta la protezione del marito alla donna. Visto quello che accade a Westeros dio solo sa chi ne ha più bisogno. Durante il banchetto di nozze, Tyrion si sbronza, discute col padre e poi minaccia di evirare il nipote se questo insisterà con il tradizionale momento della messa a letto degli sposi. La minaccia al re non passa certo inosservata: ci vorrà tutto l’ascendente di nonno-primo cavaliere Tywin e l’ironia autocommiserevole di Tyrion per distogliere il nipote dall’insulto appena ricevuto. Lasciato il banchetto, Tyrion in uno dei tanti sussulti di decenza che ha decide di non consumare il matrimonio finchè anche Sansa non lo vorrà. La ragazza non è ottimista: “E se non lo vorrò mai?”  E il nano: “E cosi la mia guardia ha inizio”.
La frase richiama i Guardiani della notte e cosi arriviamo a Sam. Insieme a Ginny e al suo piccolo trova riparo in un casolare abbandonato. La donna accende il fuoco dopo che lui non era stato in grado. I corvi sono agitati (sveglia Sam non pensare a quella cosa che si inturgidisce nelle mutande) e annunciano un Estraneo, arrivato a prendere il bambino. Occhi e pelle di ghiaccio, il mostro distrugge la spada di Sam ma il panzone ha una risorsa inaspettata: nelle puntate precedenti mancavano i sottotitoli al ruolo chiave che il pugnale di ossidiana avrebbe giocato: grazie ad esso, il vigliacco e panzone Sam Tarly, che ha paura del padre anche a migliaia di chilometri di distanza, non sa accendere un fuoco e non sembrerebbe in grado di difendersi neanche dall’attacco di una gallina zoppa diventa il distruttore dei non morti.

Come è stato?
Mi sembra si sia girato un po’ a vuoto, cercando di piazzare le pedine in vista del gran finale. Partiamo proprio dalla conclusione dell’episodio. La quasi irrisorietà della trama di Sam esce fuori con tutta la sua forza qui: l’episodio di Sam Il Distruttore, ovvero di come ha ucciso un Estraneo era stato annunciato nelle puntate precedenti con i continui rimandi al suo pugnale, mancavano solo le frecce al neon e una voce fuori campo “Questo gli sarà utile per uccidere gli Estranei”. Appiccicato lì con lo sputo, mi ha dato l’impressione di essere un tentativo di compensazione per una puntata molto statica e molto dialogica, anche per Game of thrones. Meraviglia i tamburi della sigla finale, ma questa la capirete solo dopo The Rains of Castamere. E qui veniamo a Cersei che, nell’episodio sovrano degli spiegoni ci racconta la storia della canzone Rains of Castamere, ovvero quando i Lannister fecero sterminare una famiglia rivale. La minaccia aperta ai Tyrell mi è sembrata anche qui gratuita: c’è qualcuno, per quanto stupido come Hodor che non avrebbe capito il riferimento senza che Cersei ne avesse fatto aperto richiamo (“I Reyne erano la seconda famiglia più ricca del regno. Come i Tyrell oggi, vero Margaery?”)? E ancora: c’è qualcuno per quanto stupido o che semplicemente non ha letto Martin che non ha capito quello che si sta preparando?
E qui arriviamo alla scena della maledizione di Stannis, ma soprattutto al dialogo con Davos che ho amato per trequarti, fino alla rivelazione della visione nel fuoco di una battaglia nella neve. Ma come? (Qui spoilero alla grande) Tutto il personaggio di Davos è basato sul suo agnosticismo e sulla convinzione, parafrasando Woody Allen,  di “essere un’opposizione (più o meno) leale al Signore della luce”, e poi Stannis gli dice della “Grande battaglia nella neve” e così quando Davos (dovrebbe) suggerire di portare l’esercito alla Barriera confermerà così il potere del Signore della Luce?
Qui ovviamente non possiamo non soffermarci sulle zizze di Melisandre: un minuto di silenzio e dei fazzoletti please. È valso la pena comprare un televisore hd per ammirare a dovere le differenze tra le tette di Melisandre e quelle di Daenerys: la sacerdotessa rossa vince a capezzoli levali al cielo come le braccia di Cavendish che la spunta in volata. Oltretutto pare che a Westeros abbiano trovato la cura per la cellulite, non so se avete presenta la prostituta del campo dei Secondi Figli.
L’episodio scritto dagli show runner Benioff e Weiss è tra l’altro uno dei più fedeli ai testi di Martin e non so se è una cosa buona o una cattiva, abusando, a dire il vero della parola slaughter/massacrare/sacrificare: Melisandre quando parla degli agnelli, Stannis e Davos, Cersei… anche qui, mancavano le frecce luminose.

C’è la fica?
O cazzo… Ho mandato indietro la scena di Melisandre e Gendry e quella al campo dei Secondi figlie tre o quattro volte… Ok, ora passatemi dei fazzoletti.

La battuta
Sono il dio delle tette e del vino

Er mejo tuitte della settimana
Dan Farrow ‏@dansvestite
Just discovered there is no Game of Thrones this week. I’ve gone foetal until next Monday.

6 pensieri riguardo “Te lo do io il recap/Game of thrones 3×8 Second Sons/Tette, tette, tette Lascia un commento

  1. eggiaggiaggia…ma io ci metterei anche le tette di Jamie Lee Curtis in da una poltrona per due a true lies tre le fazzolettabili :V

    oh un momento di moscio ci doveva pur essere poi onestamente a pescare di mosciaggine nei libri in questo punto della storia ce n’0e a pacchi..un po come i delfini di Melville :V
    Penso che l’espediente di Stannnnnnnis sia piu un tentativo di costruzione del personaggio del “ho il numero dell iphone del dio della luce se famo du birre na sera di queste”, di dolente portatore di un destino che non voleva, ma che sa di poter gestire…ma vuole l aiuto e il sostegno del suo amichetto…e se ci scappa un bacetto…bhe….siamo gente moderna..non so alla fine mi rimane sempre quel senso di morettiano “mi si nota piu se non vengo o se vengo ma mi metto in disparte”

    fatto sta che alla minaccia di Cersei, (che cmq cazzo da una cosi ti faresti pure legare per la scena delle frustate di the passion…), alla giovane fintoverginella/tuttamaiala mi sono tirato su la coperta e ho acceso la luce per guardare sotto il letto in cerca del bau bau

    concluderei con la domanda…ma perche prendere un cazzo di rapper (alcune robe non eran male ma poi da bravo inglese ha voluto strafare) a fare Daario???? facessero la trasposizione italiana come the treatment chi ci mettono? marracash o fabbri fibra? :V

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    • cersei me arrapa da 300. jlc in una poltrona per due fazzolettabilissima. Daario mi ha convinto di faccia ma è una cagna per come recita. concordo sui libri: prima delle nozze rosse due palle…

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  2. bho io pero non capiro mai perche certi personaggi li scegli come descritti e altri li “slavi” di quei tocchi di costume come un pizzetto a tre punte o i capelli spiritosi alla Osvaldo o Mexes…
    Forse il problema di fondo di questa stagione e’ che trattando una parte della storia in cui gli eventi si diramano piu nel sottobosco, una sorta di posizionamento dei pezzi sulla scacchiera, prandere singolarmente ogni episodio singolarmente genera una slegatura di alcuni contesti talmente ampi, che nella formula da 45-50 minuti ma sopratutto in 10 puntate difficilmente rendi in maniera compatta.
    C’e di buono che la diversificazione della direzione/scrittura cambia il l occhio con cui seguire il filo conduttore narrativo in modo quasi sempre adegato, mantenendosi sempre su un livello raffinato.

    PS.
    mi imbattevo in questi giorni in Zen…gli inglesi che si fanno una serie (coprodotta da RTI ok) su un ispettore di polizia italiano che veste come Mastroianni in la dolce vita, (c’e anche Ben Miles, l’ “asino” di Coupling di Moffettiana memoria)…tolto lo stereotipo…ma tu guarda come ti diventa una serie su una tematica nostrana alla distretto di pollizia, se la metti in mano a gente coi coglioni, o anche solo gente che la lasci lavorare come si deve…..ma te pensa…una strada italiana puo essere filmata con una ripresa dinamica e puoi fare una fotografia, puoi evitare preti in bicicletta e carabinieri del sud semi deficenti ma dal cuore d’oro..ma te pensa..

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  3. non e’ un capolavoro, ma e’ come se jackson pollock fosse andato a dare una mano di bianco a casa der sor franco l’imbianchino de via della scrofa

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