Tutti i santi giorni – Lui, prima di incontrare lei, si è fatto un sacco di seghe

Tutti i santi giorni Luca Marinelli alias Guido torna a casa la mattina presto e si tromba Thony alias Antonia. Daje torto. Se non se po’ dì che è bona, quanto meno se pò affermà che Antonia ce sa fa e c’ha un gran bel corpo coi tatuaggi ar punto giusto e dà proprio l’impressione de esse un po’ zoccola (impressione presto confermata nella prosieguo della visione). Non solo ma Guido fa il portiere di notte, quindi gliene capitano di cotte e crude, anche se Guido è un po’ sfigato perchè il suo albergo è l’unico in Italia che ospita le uniche hostess tedesche cozze, un’accoppiata che non pensavamo esistesse in natura. Un ossimoro.
Capita così che a forza de trombà, a Guido e Antonia viene voglia di fare un figlio, non foss’altro che per poter avere una scusa quando i vicini bori li invitano alla grigliata in balcone, gente che guarda i reality, che va ai provini dei reality, che se veste come la gente uscita dai reality, facce che me fanno venì er ‘na gnagnarella solo a pensà che esiste.
Allora Guido e Antonia decidono di darci ancora di più dentro ma il figlio non arriva, hanno dei problemi. A quanto pare non è colpa di Guido che a forza di trombare annacqua i suoi girini. Insomma, i due iniziano il calvario di tentativi che mette a dura prova il loro rapporto.
Detto qui, potete pensare che Coccinema ci metta del suo nel trasformare in macchietta Tutti i santi giorni, ultimo sforzo dell’uomo che si tromba Micaela Ramazzotti. Invece, Virzì coniuga felicemente commedia e dramma, senza esagerare con il primo e senza farti sentire in colpa con il secondo, con il suo consueto modo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, rappresentando un pezzo di realtà che vive con difficoltà ma anche con buonumore, un’umanità con poche ambizioni, giovani costretti in un angolo ma capaci anche di venire a patti con la mediocrità o con l’assoluta incapacità di uscire da quel’angolo o più semplicemente perchè alla ricerca di un qualcosa che non sia la fila davanti a un negozio Apple per comprare un telefonino. Così, alla ricerca della felicità, ci ritroviamo con il miglior Virzì da anni, divertente e pensoso, forse con personaggi poco dinamici – è la storia che marcia e loro devono solo assestarsi –, con una promessa di matrimonio da far mettere a piangere anche Pietro Viechowood o Gasparri e con un finale che si sarebbe potuto pensare più aggressivo e anticonformista. Ma che cosa ci volete fare: è pur sempre un Virzì.
**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
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Sono d’accordo, il finale è un po’ deludente, viste le premesse…
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forse sono stato troppo buono ma vabbé mai piangere sulla recensione versata
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