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Moneyball ovvero come nemmeno Brad Pitt riuscirebbe a vincere il titolo con il Liverpool

20120908-083225.jpgVincere l’ultima partita. Nel calcio non vuol dire molto perché l’ultima di una stagione spesso fa rima con quelle sfide senza senso imbottite di panchinari. Ma negli sport americani, nei playoff, vuol dire aver vinto la stagione. L’ossessione di Billy Beane per la vittoria muove il personaggio protagonista di Moneyball-L’arte di vincere. Il film è tratto da un libro a sua volta ispirato da una storia vera ovvero la favola degli Oakland Athletics, squadra della Major League di baseball americano, che nel 2001, con un budget notevolmente inferiore a quello dei grandi club del baseball, segnó il record assoluto di vittorie consecutive, 20. Ma gli A’s non vinsero l’ultima partita e furono eliminati nel primo turno di playoff.
Ma la storia non è tanto il record quanto come fu assemblata quella formazione da record. Come scritto Beane, il General Manager, era ossessionato dalla sconfitta. Cercando nuove strategie per colmare il gap tra la sua squadra e quelle più ricche che possono permettersi i giocatori più forti, si imbattèin Pete Brand (nome di fantasia perché il vero personaggio non ha voluto essere nominato) seguace di innovative teorie statistiche secondo cui, scegliendo accuratamente tra giocatori che nessuno vuole ma che hanno i numeri giusti per la squadra, è possibile eguagliare i risultati dei più forti.
“Odio perdere più di quanto voglio vincere. C’è una differenza”, dice Beane. Nella ricerca statistica del giocatore perfetto tra quelli meno perfetti, il racconto di Moneyball esalta proprio il lato umano. Quando la squadra non ingrana è la capacità del General Manager di entrare in contatto con i giocatori e di smuoverli psicologicamente, in maniera anche dura, a dare la c’era svolta. Così, Moneyball racconta benissimo importanti dinamiche di spogliatoio: chi è cacciato perché fa casino, chi è sollecitato a prendere in mano la squadra e a esserne il leader, confrontarsi a brutto musi con lo staff oppure offrire bibite gratis nello spogliatoio. Per chi ama lo sport – soprattutto gli sport di squadra – Moneyball è un meraviglioso dietro le quinte.
In un film così umano, così intriso di ritualità, scaramanzie, paure, gli sceneggiatori sono importanti tanto quanto gli attori. Così, se dietro la macchina da scrivere c’è Aaron Sorkin (ma non solo) garanzia assoluta proprio di perfetta comprensione di dinamiche interne a un determinato ambiente, il cast gioca in maniera sontuosa. Beane è Brad Pitt, che produce, e offre una delle sue interpretazioni più solide e convincenti. Lo stesso per Jonah Hill che è il braccio destro di Beane/Pitt che padroneggia le sue insicurezze. C’è anche Philip Seymour Hoffman nei panni dell’allenatore taciturno e diffidente e geloso del suo ruolo in un mondo che cambia.
Alla fine Beane/Pitt non riesce a vincere l’ultima partita ma cambia definitivamente il suo sport. I Boston Red Sox abbracceranno la filosofia sportiva e tecnica di cui è portatore arrivando al titolo 4 anni dopo. Poi, il proprietario dei Res Sox (Fenwey Sports Group di cui fa parte Tom DiBenedetto) ha attraversato l’Atlantico e ha comprato il Liverpool. Per trasporre nel calcio le filosofie statistiche del baseball si è affidato al direttore sportivo Damien Comolli, che ha lavorato con Wenger, è stato al Tottenham (squadra che non vince il titolo da mezzo secolo) e, infine, è stato cacciato dai Reds lo scorso aprile dopo aver speso una marea di soldi per Suarez e Carrol. Il nuovo allenatore del Liverpool, Brendan Rodgers, sostiene che ci vorranno anni prima di aggiustare la squadra dopo la cura Comolli. È proprio vero, l’America non è la vecchia Europa e il calcio non è il baseball.

La battuta
Adattati o crepa

****La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare

9 pensieri riguardo “Moneyball ovvero come nemmeno Brad Pitt riuscirebbe a vincere il titolo con il Liverpool Lascia un commento

  1. Concordo con la visione successiva, film davvero molto bello, con ottime scene rette dai lunghi silenzi di Pitt, il che in un film di “sport” vuol dire una marcia in piu verso la vittoria.
    E per essere un film di sport e’ tutto tranne che osannante o carrieristico, si fa voler bene specie per scene come il moviolone di “Come fai a non essere romantico col Baseball?”…P.S.Hoffman sempre sul pezzo come al solito da anni a questa parte anche quando gli ritagliano un ruolo di non piu di mezz ora in totale in un film.
    Aaron Sorkin e’ garanzia di qualità come sempre e in alcuni momenti si sente il piacevole gusto di ritrovarsi nell’ ala ovest della casa bianca (per inciso Newsroom l ho trovato molto interessante).
    Da vedere specie se si vuole trovare un film SULLO SPORT.

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  2. Mah, non saprei. Sarà che allo sportivo italico il diamante fa poco appeal e infatti anche Cocci ci ha dovuto infilare il futbòl per venderlo un po’…
    Ma tipo nella chart dei films sullo sport, dove Fuga per la Vittoria è il n.1 e L’allenatore nel Pallone 2 è lammerda, dove mi si colloca questo?
    Io se considero le sole dinamiche di spogliatoio, faccio il tifo per il Maledetto United. Troppo nazionalpopolare? Sento già i passi del mio villain…

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      • Boh, per me L’uomo dei sogni è poco sport e troppo granturco, un filo di bromance e troppo Juventus (ricordo male o i giocatori di Kinsella c’entravano qualcosa con un qualche scandalo? Ma sai che bbello se mi fanno un reboot con Pepe, Bonucci e una parrucca che escono da un campo di cardi. Oh, comunque sia, nove su dieci se lo passano me lo rivedo. Splendido.
        Dai Fuga per la Vittoria cagarissimo no, dai. E’ il film dove mentre tu stai facendo un Risiko con i tuoi amici, uno se ne esce e ti fa: – Ma l’asta del fantacalcio? La famo ora? E giù a comprarsi Pelè, Bobby Moore, la lavagna dello schema di Pelè e l’ammerigano in porta. Insomma c’è di peggio. Chennessò, un Josè Angel al posto di Ardiles.

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  3. L uomo dei sogni >>>>

    si erano giocatori dei red sox implicati in uno scandalo di partite vendute negli anni 20 o 30 se nn ricordo male, e c’era anche un altro film che ne parlava, Otto uomini fuori, nn era malaccio
    Ahmma l’uomo dei sogni era dello stesso regista di I signori della truffa cheammemmepiace :V

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  4. Un grande film, dove lo sport del baseball è solo il palco per la rappresentazione.

    Consiglio per gli amanti del genere The Winning Season (pari merito) e Friday Night Lights (lievemente inferiore ma illuminante).
    Li allevano così fin da piccoli.

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