Habemus papam – Todo cambia… purtroppo
Prologo I
C’è gente che ride sguaiatamente al trailer di Brignano… prima del film di Moretti… Ma avete sbagliato film? Se sei così ti dico sì lo fanno in sala 12.
Prologo II
Non credo che faccia differenza questa o quella etichetta di morettismo ma prima di continuare a leggere questo post sappiate che ho amato tutti i film di Nanni; che ho guardato, come molti del resto, anche Ecce bombo e Sogni d’oro, più di una volta, e che non passa giornata senza che citi Nanni una volta. Ho amato perfino quella mezza purga de La stanza del figlio che, nelle mie conversazioni morettiane qua e là passa un po’ per essere il negletto della sua filmografia al pari de Il Caimano che scopro ora con mia somma sorpresa che non è piaciuto non solo a Bondi, Cicchitto, le olgettine, il caimano stesso ma anche ad alcune rispettabili persone.
Prologo III
Per lo stesso motivo credo dobbiate sapere che Habemus papam racconta i dubbi del cardinale eletto al Soglio di Pietro, per reggere le sorti dei cattolici in tempi di grandi cambiamenti, a succedere a un predecessore tanto amato che tutto lascia intendere sia Wojtila. Di tutto questo a me non me ne può fregare di meno. Francamente i dubbi di un tizio che crede alla favola di Adamo ed Eva, il paradiso-l’inferno-i santi-i miracoli non mi interessano punto. Ma se credi a ‘ste cose, la verginità della Madonna, come puoi avere dei dubbi? Però non mi interessa. non me ne frega niente. Credo siano più vicini a me i dubbi di un idiota marines ventenne messicano che presta servizio in Iraq per ottenere la cittadinanza americana in un posto di blocco a dieci chilometri dal Raccordo Anulare di Baghdad dove decide in un decimo di secondo se crivellare di colpi la Toyota scassata che si dirige a tutta velocità verso di lui. Perché Nanni non pensa a questo film? A me interesserebbe vedere un Moretti ringiovanito al computer come Benjamin Button mentre riflette “mi si nota di più se sparo e ammazzo l’iracheno oppure se mi immolo quale martire della non violenza?”. Questo è un grande film, altro che il Papa, i cardinali, il Vaticano. Vaffanculo.
Svolgimento
Habemus papam è un film di una noia che uccide. Ma uccide dolcemente. Ovviamente tutto è al posto giusto, spogliato di quell’egocentrismo che ha volte è stato un limite a far apprezzare la sua arte. “Saró sempre d’accordo con una minoranza”. Così ha scelto un argomento che conoscono tutti, che tutti possono masticare (ma guarda un po’, diamo un tetto al Papa da duemila anni, tutti sanno che morto un papa se ne fa un altro ma se il papa non ha voglia? Che succede?). Rinuncia al suo punto di vista personale mettendosi da parte, al lato di un campo di pallavolo mentre arbitra Europa A-Sudamerica tra squadre composte da cardinali e racconta confusamente e buonisticamente (qui la mano di Francesco Piccolo è evidente, uno che ha fatto i soldi con Ovunque sei, Caos calmo e Momenti di trascurabile felicità) i grandi dubbi di un piccolo uomo che nella vita preferisce essere condotto che condurre. Li affida all’ovale vuoto di Michel Piccoli, ai silenzi vuoti di Michel Piccoli, al porpora vuoto indossato da Michel Piccoli, a Michel Piccoli su un autobus mezzo vuoto che ascolta una conversazione al telefono del vicino di posto, Michel Piccoli che si smarrisce per Roma ma in effetti non gli fa incontrare davvero nessuno, Michel Piccoli che continua a guardarsi intorno stralunato, finire in un albergo (ma come lo ha pagato l’albergo? Con la tessera Gold VisaVaticano?). Poi, come gli intellettualoidi che vogliono scrivere La Casta per René Ferretti e che vorrebbero mettere in mezzo alla corruzione italica i versi di Cechov, Moretti in uno sforzo inane di autoironia la butta in caciara con Cechov che fa la lista della spesa (bravo devo comprare lo zucchero, lo vedi che poi Cechov è sempre attuale!) e lo affida al direttore della Marilyn Monroe. Senza contare che per tre quarti del film mi sono sorbito la faccia triste e istituzionale di Renato Scarpa – che sarà pure un grande attore ma ha una faccia da sfigato impiegato al catasto che guarda i suoi colleghi fare sega in ufficio mentre lui lavora per tutti – e quella allegra di Camillo Milli, ex presidente di Lino Banfi alla Longobarda ne L’allenatore nel pallone. E a pensarci bene un Papa così lo avrei voluto anch’io, uno che si gratta il naso con due dita e ti fa “Canà due a zero” e poi legge l’Angelus dal balcone di San Pietro. Ma vuoi mettere? Una Clericus cup da Champions league con due terzi di Messi e quattro quinti di Cristiano Ronaldo e un ginocchio di Kakà (quello rotto).
Al di là del totale brancolare nel buio tra psicanalisi e religione, tra ovvietà e qualunquismo, la vera critica al ruolo della chiesa è affidata alla battuta sulla palla prigioniera. Ammesso che critica debba esserci in un mondo in cui Todo cambia (come Moretti fa cantare a Mercedes Sosa) mentre questo cambiamento ci spiazza tutti. Anche quello di un Moretti che rinuncia a se stesso – e va benissimo, todo cambia! – ma che da qualche parte lungo il percorso si è perso, non si è capito.
Sia chiaro, alcuni momenti di bel cinema ci sono, ma assolutamente sporadici, un ruggito del vecchio leone, alcune intuizioni: l’applauso al nuovo Papa a fine conclave che ha il suo di un sospiro di sollievo collettivo (lasciamo perdere poi che eleggono uno che nessuno sembra conoscere, ma vabbè, sospensione dell’incredulità); il teatro delle ombre con la guardia svizzera-finto Papa; la sana e morettianissima ironia sui giornalisti vaticanisti; alcune scene riuscite perchè si sa fare cinema e raccontare una vera scena, senza dover fare 7 minuti di piano sequenza (anche se a me il piano sequenza lo fa venire duro, lo dico a futura memoria). Però il film è una rottura di palle, non è scattata alcuna empatia per i personaggi, per me poteva saltare fuori Ewan McGregor coadiuvato da un chirichetto con la faccia di Aristoteles e far saltare in aria tutto il Vaticano: non avrei versato una lacrima per nessuno dei suddetti. Avrei ringraziato per aver posto termine alla loro e alla mia agonia.
** Ragazzi, state commettendo un grosso sbaglio.
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No dai, va bene che non ti è piaciuto il film. Ma l'interpretazione di Piccoli per me è sublime.
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A me è piaciuto parecchio invece. Non credo si debba avere per forza empatia per un personaggio… a me Piccoli (bravissimo) non ispirava simpatia, ma una pena incredibile. Moretti si autocontrolla come attore e lascia respirare il film. Più ci penso e più mi è piaciuto 🙂
ciao, c
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Hei "Cocci"….
ridacci un'occhiata….
Sia a questo che a "LA STANZA DEL FIGLIO"…..
Son due robe "diverse" ma delle quali sentiremo parlare a lungo….
……Comunque, ci mancherebbe altro…..I GUSTI SON GUSTI…
……….era un consiglio "spassionato"……da @mico!!!…
FRANCO
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cosa significa che moretti "rinuncia al suo punto di vista?". di chi pensi che sia il punto di vista del film? il fatto che si astenga dalle frasi-destinate-a-diventare-un-tormentone non significa che non esprima un punto di vista; magari anche La stanza del figlio non ti è piaciuto per lo stesso deficit di "apicellismo" (mentre sul Caimano la penso come te e come moltissimi fan di moretti: film non riuscito e irrisolto). peraltro mette anche qui, riconoscibilissime, parecchie delle sue idiosincrasie, e anche il tema di fondo, che non è tanto "i dubbi del papa" ma il senso di inadeguatezza davanti a un eccesso di aspettative è molto in linea con certo moretti (bianca, la messa è finita, palombella rossa). se per punto di vista intendi una tesi, non mi viene in mente un suo film che ne abbia una, mentre me ne vengono in mente molti (quasi tutti) che mettono in scena dubbi affrontati in maniera ora comica, ora commovente. forse tu ti aspettavi un film "sul" vaticano, ma io francamente non me lo sarei mai aspettato da moretti; nessuno dei suoi film su temi pubblici e noti (palombella rossa, il caimano, ma anche ecce bombo o bianca) è davvero "su" quella cosa; direi semmai che indagano le rispondenze tra il pubblico e individui apparentemente estranei o almeno distinti dal fatto pubblico. non è che da ateo fiero quale fai trapelare di essere, e al tempo stesso da fan di moretti (sono entrambe le cose anch'io) avresti voluto che il tuo eroe le cantasse chiare alla chiesa e alla religione? l'avesse fatto, ammetto che mi avrebbe deluso.
in realtà neanche a me il film è piaciuto moltissimo, benché lo trovi assai superiore al Caimano, ma perché lo trovo irrisolto nelle sue ragioni per così dire "poetiche" piuttosto che in quelle "politiche", e poi perché avendone letto prima di vederlo ho trovato la messinscena pressoché tal quale quella che mi ero figurato -il che non credo si possa definire un merito o un complimento.
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